Archivi del mese: luglio 2009

Se per caso camminando per strada incontrate una tizia abbigliata nel modo che segue:

– pantaloni marroni a zampa d’elefante
– maglietta viola con scritta psichedelica peace&love
– borsa di pezza fatta a mano dal frikkettone sotto casa
– orecchini di argento e pietra viola sempre fatti a mano dal frikkettone sotto casa

allora sappiate che no,  non è una persona che si è svegliata dal coma e crede di essere ancora negli anni ’60.
No, quella sono io che – non c’entra nulla –  sto morendo dal caldo.

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un senso… anche se tutto questo un senso non ce l'ha

Il senso del post di prima, il senso della mia ansia che mi porta in pieno luglio ad essere già sveglia alle 8 del mattino benché oggi non debba neppure andare a lavoro,  il senso di tutto questo è il senso del dovere.
C’è stato un fatto che non posso descrivere qui nello specifico che mi ha dato uno schiaffo potentissimo facendo risvegliare in me una serie di sensi di colpa non indifferenti.
Si è trattato di una mia distrazione riguardo una roba burocratica importantissima cui pare comunque abbia rimediato in tempo, ma che adesso mi fa tremare ogni volta che ci penso.

Lo so che è difficile immaginare che qualcuno possa stare così male solo perché per una volta non ha fatto caso ad una cosa, non è stato pronto a rimediare ad un errore altrui con immediatezza, ma sono fatta male, eggià.
E così, da una settimana a questa parte, mi alzo maledicendo il mondo e me e tutta una serie di cose.

Vorrei essere libera di vivere felice, serena, senza le catene che mi tengono avvinghiata alle cose materiali che non posso controllare, che non posso determinare, che non posso prevedere, ma di cui ho bisogno per sostentare la mia vita materiale.

Non di solo pane vive l’uomo,
lo so,

vorrei una religione che mi desse tutte le risposte.

Addirittura c’è stata una cretina che giorni fa ha insinuato il fatto che io non guardo in faccia alla realtà delle cose e preferisco girarci intorno, io sono troppo educata altrimenti le avrei detto di guardare se stessa quando guarda i suoi miti ( e parlo di religione, politica e altro) e non vede che quello che le serve, riesce ad andare in chiesa senza guardare i millenni di corruzione e brutture, riesce ad osannare una papa che se ne fotte della gente che muore di fame, di persone uccise solo perché omosessuali, riesce a votare e mandare al governo un  criminale, e non sto qui a fare altri elenchi, ma lei sì che guarda in faccia alle cose, a questo punto le suggerirei una visita da un buon oculista, il migliore, come dice sempre lei, che è la migliore!

Questo sfogo non dovrebbe beanche sporcare le pagine del mio blog,  non merita di stare qui, eppure ci sta per il semplice motivo che io tutte queste cose avrei voluto dirgliele di persona, e invece la razza umana mi allontana sempre più da sé, una sorta di senso di superiorità mi spinge a non calcolare neanche certi esemplari, eppure poi mi sento esplodere, perché vorrei semplicemente che certa gente rinsavisse anche solo per un attimo, solo per rendersi conto della propria idiozia.

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L’ultima illusione non è svanita:

IO
LIBERA
per sempre

io dovrei…
NO
non dovrei!

 

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Lei e lui camminano per il di lei natio borgo, vanno verso l’auto parcheggiata in cima ad una salita che par di scalare il monte Olimpo.
Veder comparire  Zeus, Afrodite, Apollo in quei frangenti non sembrerebbe improbabile.

Segue dialogo da immaginare con voce rotta dal fiatone:

cavoli, domani mi arrivano le mestruazioni!
ah
quindi stasera facciamo sesso
o litighiamo
oppure mi viene mal di testa
o tutte e tre
già
o due delle tre
anche questo è vero
speriamo bene!

Chissà come finirà.

Per il momento gli ho già risposto male per il modo in cui ha poggiato il bicchiere sul tavolo.

O meglio scaraventato il mio bel bicchiere a fiori rosa e gialli e verdi.
Sono sul rompicazzo andante, la vedo male.

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Ho paura di svenire.
Ho paura di svanire.
Ho paura di perdere il controllo.
Ho paura di non esserci più.
Di non essere più io.

Il mio corpo.
Il mio corpo nelle mani di chi?
E io?
Del mio corpo voglio decidere solo io.

Se ci sono io,
dove sono io,
è la mia mente che deve decidere.
E’ la mia volontà che deve guidare.

Solo tu,
uomo accanto a me,
puoi decidere di me quando non ci sono io,
mi fido un po’ solo di te.

(questo post è copincollato, l’originale su un foglio a quadretti scritto nel pieno di un attacco di panico,  nel pieno dell’orario lavorativo di un lavoro che mi mortifica intellettualmente.
Data e ora  reali: 15/7/2009,  21.25)

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Il problema è anche relativo alla distinzione che opero costantemente e metodicamente tra il fare e l’essere.
Mi pare di non essere quando faccio, e non riesco a fare quando sono.

Mi sento scissa in due parti: una attiva e una contemplativa.

Sono Rachele e Lia,  non Rachele + Lia.

In questi ultimi giorni di questo infinito trasloco sono Lia.
E tutto il resto se ne sta accantonato lì nell’attesa che Rachele lo elabori a suo tempo.
Basta evitare che tutto salti fuori all’improvviso, che a forza di spingere giù poi tutto salta su, e se salta con troppa forza fa un boom  troppo rumoroso, crea troppi danni.

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Oggi mi sento normale, non normale nel senso stretto del termine, anche perché qui potrei partire con  tutta la tiritera su cosa sia la normalità, sul come sia un concetto talmente personale da essere indefinibile, su come… ops, avevo detto che non l’avrei cantata tutta, scusatemi.

Mi sento normale perché sono in uno stato semicomatoso e indolente, ed è bello stare anche un po’ così.

Sto facendo delle grandi dormite, al mattino non riesco a tirarmi giù dal letto, e alle volte ci ritorno, come ieri mattina per esempio.

Ho anche sperimentato una roba porchissima: vale a dire il caffè nero ristretto mescolato al cartdor al caffé, montato come una spumina, ed è una roba goduriosissima ed ha un tasso di caffeina così alto da farti riaprire le palpebre semichiuse dalla spossatezza del caldo e del sesso sul divano alle tre del pomeriggio in mezzo ad un mare di scatoloni e libri sparsi in terra e il televisore spento e ricoperto dalla carta da imballaggio e il modem che non funziona per cui abbiamo poi divuto chiamare infostrada millemila volte finché Pietro ha deciso che sì, era il caso che fosse sostituito dopo che Matteo, Valentina, Antonella, Sonia e  un altro Pietro avevano continuato col dirmi che era normale il fatto che mettendo un modem in corrente non si accendesse alcun led.

Posso fare come Totò e mettere qui tutti i punti e le virgole che avrebbero dovuto essere nel periodo precedente?
Oggi mi sento anarchica, chiunque le mettesse se vuole dove vuole, senza regole.
Ce n’è per tutti!


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Potrei lamentarmi del caldo dato che ieri stavo per passare dallo stato solido allo stato liquido.

Potrei parlare ancora dei nuovi vicini che si stanno candidando a diventare il mio reality show preferito.

Potrei parlare del tiramisù che ho fatto ieri.

Potrei parlare delle zanzare che mi stanno facendo sistematicamente delle simpaticissime trasfusioni.

Potrei parlare della mia indignazione per quello che i porci al governo continuano a fare indisturbati.

Potrei parlare della polvere e dei vestiti che vengono fuori dall’armadio in millemila taglie diverse.

Potrei parlare della mia agenda che è stata innaffiata dalla bottiglietta d’acqua nella mia borsa e adesso è tutta gonfia e brutta e a tratti poco leggibile e mi viene da piangere quando la vedo.

Potrei parlare del fatto che nella borsa c’era anche una bustina di zucchero per prevenire i cali e che con l’acqua si è sciolta e mi ha caramellato tutto.

Potrei parlare di uno smalto di cui mi sono innamorata e che deve essere mio  a tutti i costi.

Potrei parlare di tante cose, ma sono impegnata a provare ad uscire dal vortice di cui parlavo nel post precedente.

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