Archivi del mese: giugno 2008

Tanto da fare
tanto da studiare
tanto da sudare
tanto da traslocare

In questi giorni cambiamo casa, per un pò non avrò l’adsl, spero per poco.
Sono nelle mani dei tecnici di Infostrada.
In ogni caso esistono gli internet point
Eppure questa cosa di non avere il collegamento ad internet mi fa venire l’ansia.
Nonostante per ben più di vent’anni della mia vita abbia tranquillamente vissuto senza.
Sembra una necessità pari a quella di mangiare e dormire.

E’ un cambiamento importante, vorrei che mettere in ordine tante cose mi aiutasse a mettere ordine dentro di me.

Oh, io ci provo, in fondo "ho sempre tentato*".

* Francesco Guccini

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                                    solo un altro 30

 

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Quando ormai il caldo è ai massimi storici, la pressione è ai minimi storici, l’esame è domani e la mente completamente andata ecco il rimedio.
Colgo l’occasione per inaugurara l’angolo più trash del blog.
Prego vivamente tutti i lettori di godere lo spettacolo, io ho le lacrime agli occhi dalle risate.

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Ieri è stata una giornata molto difficile, ho scritto un post che voleva dire qualcosa per non dire quello che davvero volevo scrivere.

Questi incontri forzati col mio ex mi stanno facendo incontrare vecchi fantasmi che ogni tanto ritornano a salutare.
Magari lo fanno per buona creanza, siamo stati insieme tanto tempo in fondo, ma non se ne sentiva molto la mancanza a dire il vero.

Sono fantasmi strani, fantasmi di carne e di sangue, di lacerazioni e di dolore, di urla e di pianti, di sporco e di tagli.
Sono quei fantasmi che mi fanno compagnia quando decido che sto per svenire, e poi non svengo, per fortuna, e loro scappano via in punta di piedi.

Quando venni a vivere in questa città io ero pulita.
La mia anima era bianca e immacolata, troppo bianca, troppo.

Poi pian piano tutto cominciò a sporcarsi, e con lui tutto divenne sporco e illegale, illegale e brutto, tutto divenne dolore e strazio, tutto divenne irreale, tutto divenne colpa.

E poi incontrai lei, la mia psicoanalista, e poi incontrai lui, il mio compagno, e poi incontrai me stessa, quella che stava sotto, e poi incontrai la mia famiglia, quella vera, e poi incontrai il resto del mondo, quello fuori dalla porta di casa.

E i primi passi furono difficili, e quelli successivi più facili, e quelli di adesso stanno diventando di nuovo un pò difficili.
Forse perchè questi sono i primi passi veri, quelli con cui sto camminando davvero.

Io so che indietro nella vita non si torna, e che il periodo quello che mi fa tremare le vene e i polsi è finito, che se mai ce ne dovesse essere un altro così non sarebbe comunque lo stesso. E so che mi sono fatta un culo così per arrivare dove sto, che le cose conquistate con fatica si tengono e non si perdono, però è dura.
E ho una tremenda paura, paura della paura.

Io forse davvero sono pazza, e questi fantasmi mi accompagneranno sempre, prima o poi darò loro un nome, per il momento hanno solo il padrino di battesimo.

Quel candore non tornerà più, era persino  innaturale all’epoca, non potrà tornare mai.

Vorrei solo un pò di serenità, un armistizio con me stessa.

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Ho caldo
Ho mal di testa
Ho millemila esami da dare e quindi da preparare
Ho il ciclo
Ho da trasolocare forse a giorni

Sono di pessimo umore

Ma sono ancora viva
L’inverno arriverà
Prima o poi la mia pressione risalirà a livelli decenti

Deprimersi non serve a nulla

Neanche scrivere dei post inutili

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Dicono di me

Protagonisti:
J = Jelinek = modestamente io sottoscritta medesima
A1 = Caro amico di vecchia data
A2 = Amico gay = quello che non te le manda MAI a dire
L = lui =

J: –domani io e lui andiamo a vedere una casa, speriamo bene
A1: –beh, spero sia quella giusta
J (ammiccando): –poi io e lui ci sposiamo, mettiamo su famiglia…
A2 (sentendo per caso). –tu?
J: sì io, perchè non credi possa sposarmi? Vogliamo organizzare anche la cerimonia in Chiesa
A1 sta al gioco
A2: –no,  non ci credo. e senza pensarci su  neanche per un nanosecondo se ne va
-salvo poi tornare per approfondire la questione sul culo di Brad Pitt, ma questo sarà un altro post-

La sera Jelinek racconta tutto al beneamato consorte

J: -capisci, non ci ha creduto neanche per un attimo, ha detto che quelle parole non potevano uscire vere dalla mia bocca
L: –certo Amore, ma se tu di solito parli come uno scaricatore di porto come avrebbe potuto crederti!?!
J:-
L: –ma non te la prendere Amore, sei dolcissima, è solo che di solito hai altri tipi di esternazioni…
J : -Ah, ok

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ier sera Jelinek e amato consorte decidono che sì, bisogna fare un pò di vita sociale in più se voglion trovar casa al più presto -questa qui è troppo suocerosa-
inoltre vedere la partita all’aperto sarebbe stato più piacevole
insomma, vanno a vederla alla casa del popolo coi compagni

Passo alla prima persona

in questi posti io mi sento tanto a mio agio
o sarebbe meglio dire meno a disagio
riconosco spesso nelle altre persone una coerenza con quella che sono io

eppure non posso non notarmi diversa

l’italia fa goal, l’italiano para il tiro del francese, l’olanda sta vincendo
e tutti si abbracciano, esultano, si emozionano
io rimango lì seduta, sono contenta che l’Italia sta vincendo, ma anche no
quei calciatori miliardari buttano nella rete un pallone coi loro piedi miliardari e le loro acconciature da passerella, e poi a me del calcio non mi frega molto, e poi l’italia ultimamente non mi pare una cosa di cui andar fieri

tutte quelle ragazze che magari non gliene frega niente di calcio per 360 giorni all’anno, ma se vanno a vedere la partita cantano l’inno, esultano, urlano, strepitano

tutti sono pervasi da un bisogno di festeggiare, di esultare, di appartenere

di emozionarsi

io rimango algida ed indifferente
se mi guardano fingo di sorridere
mi sento quasi un tantino sprezzante verso questi sentimenti nazionalpopolari esasperati all’inverosimile

io sono proprio una che vive in un mondo parallelo

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Il motivo per cui non chiuderò il blog -almeno per il momento-

Quando ho aperto questo blog non sapevo nemmeno se ne sarei stata capace, all’epoca, ovvero l’anno scorso più o meno, ero persino più imbranata di adesso e stupita nei confronti dei misteri delle tecnologie informatiche.

Una sola cosa mi proposi di fare, una sola, ferrea regola: mai nessuno che conosco nella vita reale avrebbe dovuto leggerlo, mai ci avrei perciò scritto il mio nome, mai ci avrei indossato la maschera della vita reale, questo anonimato mi avrebbe dato la garanzia di poter essere solo e soltanto e sempre me stessa, senza rischiare di offendere nessuno, senza dover dare spiegazioni, senza dover dimostrare nulla.

Qui ci sono le mie parole, i miei pensieri, la parte più intima e vera di me.

E detta così, con queste parole, la cosa mi suonava, e mi suona, molto molto bene.

Poi ovviamente arrivano i lettori, e sono quelli che passano per caso, e sono quelli affezionati,  e sono quelli che ti lasciano il commento acido sempre rigorosamente anonimo, e sono quelli per cui tu in fondo scrivi, altrimenti il blog sarebbe privato.
Così io ultimamente mi rendevo conto che anche qui nel blog mi sentivo quasi di dover giustificare questo mio momento, di dover aggiornare anche se non avevo voglia, di dover alzare i toni perchè sennò ero ammorbante ecc.

Questo io non l’ho fatto, perchè non è giusto, non è nelle mie corde, non è nelle corde di questo blog.

Però sentivo in qualche modo una sorta di mancanza da parte mia, e questo sentirmi quasi condizionata mi faceva render conto di perdere il senso per cui questo blog è nato ed esiste.

Quindi per coerenza verso me stessa, verso la vera me stessa, io qui ci continuerò a scrivere quello che mi pare, e se per venti gironi voglio scrivere che sto male non me ne farò un problema,  continuerò a rifugiarmi in questa stanza tutta per me a leccarmi le ferite, a guardarmi allo specchio, a sputare veleno, a scrivere post sdolcinati quando, come e se mi va.

In fondo nessuno è obbligato a leggere, c’è la magica x rossa in alto a destra.
Per i tenaci, invece, sappiate che mi fate una compagnia graditissima.

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Non c’è poi molto da dire.

I giorni passano fra medicazioni che impiego ore a fare, corsi obbligatori da seguire, sei esami da preparare in un mese,  lavoro che non mi assumeranno mai a tempo indeterminato, una suocera rompicoglioni che ve la raccomando.

Tensioni che si accumulano.

Che barba che noia.
Che noia che barba.

Ho pensato di chiudere per un pò il blog, non lo so.

Ma anche no, in fondo è la mia vita, non deve per forza essere a stelle e strisce ma se va così, va così.

Ho visto tempi migliori, ma anche tempi peggiori, e come si dice dalle mie parti tengo botta.

Domani arriverà lo stesso diceva quel tizio lì.

Non mi piace questa canzone, ci tengo a precisare.

Cordiali saluti
J.

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Il testo parla da sè, e anche la SUA voce

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