Archivi del mese: agosto 2008
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L'esperienza del dolore fisico
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Al mattino, al risveglio, la pelle è liscia, riposata e bianca, bianchissima.
Nella penombra della nostra camera posso scorgere ogni piccola imperfezione, e sulla mia di pelle le imperfezioni sono poche, pochissime, io mi ci sono affezionata.
E poi c’è quella cicatrice lì, anzi quelle cicatrici lì che si sono perfettamente rimarginate e che oramai sono solo un tono più chiaro di pelle, un tono che credo prima o poi si omologherà al resto del colorito.
Ma intanto stanno lì a ricordarmi l’esperienza di quel piccolo incidente, l’incapacità mia di controllare tutto, quel dolore così intenso, così forte, così lungo: tutto quel dolore, tanto dolore.
E poi la guarigione del corpo, spontanea, naturale, una ripresa così veloce che tutti, io per prima, ce ne siamo meravigliati.
E’ per questo che mi viene da pensare, da riflettere, da guardarle così a lungo le cicatrici.
Pensare al corpo, questo mio corpo che guarisce, che rimargina le ferite e che tende a cancellarle.
Perché il corpo si aggiusta e sta lì placidamente a fare quello che deve e anche se è imperfetto, anche se gli manca qualcosa non si ferma, va avanti zoppicando fino a quello che il mio professore di pedagogia definisce l’esito naturale. Definizione che in questo ragionamento calza a pennello.
E allora le cicatrici vere, quelle che non si rimarginano stanno da un’altra parte, nella mia testa, sono quelle che non guariscono da sé, e che non mi permettono di andare avanti quando sono aperte e dolorose, e non è il taglietto sul dito che mi fa svenire, ma è il mio spirito che mi dà la sensazione di svanire, di perdere il dominio di me perché è lacerato da qualcosa.
… continua nella prossima puntata, mi hanno interrotto e non riesco più a trovare il filo del ragionamento…
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Jelinek e le patatine magiche
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Forse non tutti sanno due cose:
1-Jelinek odia gli ipermercati ma va spessissimo a fare la spesa alla Coop perchè le piacciono i prodotti Coop, spera che davvero siano prodotti nel rispetto dei "valori Coop" e tutte quelle cose lì, e poi riesce facilmente a portarci il suo lui che può girovagare per i reparti di cose elettroniche che lei non sa nemmeno definire.
Jelinek però negli ipermercati si rincoglionisce completamente, le gira la testa, si dimentica le cose, non riesce a ragionare e per fare la spesa decentemente ha bisogno di una lista dettagliatissima, anche perchè se sei arrivato alla frutta e verdura e hai scordato lo yogurt devi farti un km indietro!
2-Jelinek ha un amore smisurato per le patatine di ogni genere e forma, ma nel suo cuore i Fonzies hanno e avranno sempre un posto speciale.
Durante la spesa la scena si ripete spesso identica:
Jelinek gironzola nel reparto patatine, adocchia quelle che vorrebbe, le prende, guarda le calorie, pensa che le faranno malissimo, che è meglio sgranocchiare carote, e le rimette a posto.
C’è anche la variante in cui le mette nel carrello e poi si sente in colpa torna indietro e le ripone.
C’è anche la variante in cui le porta a casa e le mangia.
Domenica scorsa Jelinek decide che può comprare le patatine perché non le mangia da tanto, allora si dirige al reparto sicura di sé, adocchia i Fonzies, li prende in mano ma poi, malauguratamente, le passa accanto l’addetta al reparto che sistema tubi di Pringles di vario gusto, la donna è molto grassa e con le patatine in mano non fa che ricordare a Jelinek la sua immagine nello specchio, così la nostra eroina-idiotina rimette il sacchetto a posto e continua il suo giro.
Alla cassa come al solito lui paga lei imbusta, la cassiera le passa le cose da imbustare sul nastro scorrevole.
Tra una busta di zucchine e una di melanzane ecco che ne spunta una di Fonzies, Jelinek crede di averlo una buona volta perso definitivamente il lume della ragione, non riesce a ricordare di averle prese, per un attimo si chiede se è stato l’angelo custode.
Poi alza lo sguardo e vede il volto divertito di lui, e si sente una macchietta.
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Attualmente il mio sogno nel cassetto è dormire per 24 ore di fila.
L’altra notte sono caduta giù dal letto e ho continuato a dormire a terra senza essermi accorta di nulla.
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L'uomo che usciva la gente
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Insomma, per farla breve anche quest’anno non è mancato il consueto appuntamento.
Quest’anno è stata la volta di "Scene da un matrimonio".
Oh, caro zio B. stavolta però un pò mi hai steso!
E non guardarmi con quella faccia!
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L’immobilità di agosto, questo stand by di tutto, compreso lo stipendio che ancora non gliel’hanno accreditato, le mettono più ansia di quella che già solitamente l’accompagna.
Guarda con più fiducia e meno sconcerto all’immediato futuro, sente la voglia di riprendere le solite attività universitarie, e spera che tutte le zanzare si estinguano nel più breve tempo possibile.
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Tre di tre
L’autostrada è deserta.
Le strade sono deserte.
Trovare un giornale è utopia.
Al supermercato non c’è fila alla cassa.
Il cane fa i suoi bisogni davanti alle case blindate delle persone che sono al mare e noi non ci portiamo la palettina per raccoglierli.
I bancomat sono tutti fuori servizio e noi ieri avevamo dieci euro dieci in due.
Noi siamo serenamente soli e io sento che è con loro che voglio stare, che sono loro che mi bastano.
Preaparo il pranzo mezzanuda con finestre e porte spalancate e ci impiego un’ora a preparare un piatto di carbonara per lui e un petto di pollo e insalata di pomodori per me.
Lui e il cane litigano mentre lavo i piatti e mi giro e li trovo avvinghiati come il gruppo laocoontico perchè lui vuole vedere se al cane è cascato un dente -vecchio cane decrepito e puzzolente- e rido fino alle lacrime nel vedere la scena, e lui che vuole difendersi e il cane che va a chiedere scusa scodinzolando.
Mangiamo il gelato dopo pranzo e anche dopo cena.
Stendiamo lenzuola al sole e stendiamo i nostri corpi sul letto appena rifatto.
Riposiamo, parliamo, leggiamo, ci molestiamo, ci amiamo e andiamo anche a lavoro.
Non mi serve altro.
Ah, sì, forse un caffè, adesso gli chiedo di prepararmelo.
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Parliamo di libri
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Quando Jelinek legge un libro sa già quale sarà il successivo.
E solitamente questo accade perchè i libri che lei vorrebbe leggere sono così tanti e decisamente troppi in relazione al tempo a disposizione per farlo.
Jelinek quando prende in mano un libro da leggere si sente chiamata dal libro, non è lei a scegliere lui ma viceversa.
E lo stesso accade in libreria, è un titolo, una frase letta a caso, una recensione (ma di quelle solitamente diffida, soprattutto viste alcune recenti esperienze) che le fanno decidere che sì, è quello il libro da leggere!
Così ieri sera Jelinek ha finito “Le nozze del poeta” di Skàrmeta, per inciso lettura davvero piacevole, e stesa sul letto aspettava la chiamata, solo che la chiamata è arrivata da più parti, e Jelinek sta tribolando perché non sa cosa scegliere.
Lei lo sa che può sembrare una cosa sciocca e alquanto ridicola scriverci addirittura un post, tuttavia Jelinek considera il tempo dedicato alla lettura di importanza capitale e allo stesso modo pensa che ogni libro abbia un proprio momento per essere letto e scegliere quello giusto è condizione necessaria affinché la lettura del libro riesca al centopercento. E ultimo ma non meno importante elemento è il fatto che siamo in agosto, quindi non ci sono anche i libri da studiare, e questo periodo dell’anno Jelinek lo riserva sempre ad una lettura particolarmente importante a cui dedicarsi anima e corpo.
Così adesso la scelta è fra:
–Nuvole. casa della sua beneamata Elfriede Jelinek
–Il nome della rosa di Umberto Eco che lei ancora non l’ha letto
–I Buddenbrook di Thomas Mann
Oppure rileggere
– L’uomo senza qualità di Robert Musil
– Ulisse di James Joyce
– La pianista della solita Elfriede J.
Jelinek adesso ci pensa ancora un po’ su mentre va a farsi lo shampoo e poi incomincia.
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ancora un'altra guerra
che l’uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare.
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